Presentato alla spazio Nea di piazza Bellini l’album d’esordio del giovanissimo cantautore napoletano Tommaso Primo “Fate Sirene e Samurai” per le etichette partenopee Full Heads e AreaLive. Più che un cd, questo disco è un talismano della felicità, un compendio di storie raccontate con il linguaggio “antico” dei Cunti di Basile, che ti proiettano di colpo in un mondo altro, dove i contorni della realtà sfumano e le sonorità, dal profumo tropicale, ti mettono in un attimo in uno stato di felicità puro, quello senza motivo esterno apparente, tipico dell’infanzia e ti ritrovi ad ascoltare il disco a ripetizione ed a viaggiare insieme a quelle storie proprio come durante la visione di un film di Walt Disney. E sono proprio la genialità di Disney e il sound brasiliano di Caetano Veloso gli ispiratori di questo disco, insieme ai manga giapponesi e a tanto altro che compone e popola il caleidoscopico mondo fantastico della mente di Tommaso Primo, ventenne polimorfico (tipica caratteristica del suo segno zodiacale), un Gemelli sagace e comunicativo che si da al suo pubblico come ad una festa tra vecchi amici e tutta la sua ansia si stempera in un sorriso da eterno bambino che si diverte a fare canzoni. E dai titoli delle canzoni: Stella, Caramella, Viola ed altre, si intuisce subito che la vera ispirazione di Tommaso è l’universo femminile e così gli chiediamo.
Parlaci di chi è la fata descritta nella canzone Metafisica e il perchè di questo titolo.
«Questa canzone è dedicata ad una persona speciale di cui sono stato innamorato per tanti anni e involontariamente, senza che lei lo sapesse, mi ha cambiato la vita. Io ne intravedevo, dietro l’apparenza tutt’altro che sensibile, una sensibilità profonda e così l’ho voluta raccontare come se fosse la fata di Cenerentola piena di altruismo. Il titolo è legato ad Aristotele quando parla dell’extraterreno che è come l’ispirazione e questa ragazza era l’archetipo di questo fuoco creativo che non ha nulla a che vedere con la razionalità, ma arriva dall’oltre, la vera patria delle ispirazioni. È una canzone che racconta molto di me.»
E di Stella invece cosa ci racconti?
«È una ninna nanna che ho scritto leggendo un articolo che raccontava di questa bambina su uno dei tanti barconi che vengono dal nord Africa e sbarcano sulle nostre coste. La musica invece l’aveva scritta Salvatore, quando eravamo adolescenti, un amico che poi ha fatto il giornalista, e l’ho voluta dedicare a questa bimba. Le nascite hanno un fascino particolare su di me perchè la vita è un grandissimo miracolo e il piano che si ascolta è del grande Vincenzo Danise che l’ha resa una piccola chicca e vedo tanta gente che si emoziona quando l’ascolta.»
La tua ricerca sui testi e sulla lingua da dove nasce?
«Mi hanno detto che questo è un disco visivo, come se avessi scritto un libro perchè faccio “vedere”, oltre che vivere, questi personaggi. Ho ricercato tanto questo mio modo un po naif di scrivere è la mia originalità e sono andato a scavare indietro nel tempo nella tradizione letteraria napoletana antica e l’ho mischiata a tutto ciò che è ipermoderno. Questo è un disco che associa proprio queste due polarità: l’antico e l’ipermoderno.»
Che tipo di spettacolo farai ora dal vivo?
«Girerò l’Italia, ma innanzitutto girerò nelle scuole medie e nei licei per far ascoltare ai ragazzi la nuova canzone d’autore partenopea perchè così si possono educare al cantautorato. Il 30 gennaio sarò con un grande cantautore italiano, ma ancora non ti posso anticipare il nome. Ho tanta voglia di far ascoltare queste canzoni a quanta più gente possibile, perchè cerco gente e anime come me, come avevo scritto nella canzone dell’ep San pasquale a chiaia e spero di trovarne sempre di più.»