“Non mi è sfiorata nemmeno per un secondo l’idea di fermarmi. La musica deve andare avanti e il terrorismo non deve intaccare il nostro modo di stare assieme”. Così parla Lorenzo Cherubini alla fine di un’affollata proiezione (riservatissima sui temi di divulgazione) a Milano. L’occasione è la presentazione de Gli Immortali, il film-documento che Jovanotti lancia in collaborazione con Sky e Red Bull. Si tratta di un’opera visiva in cui non si era mai cimentato prima, a metà tra il dietro le quinte della preparazione di Lorenzo negli Stadi Tour e il reality che coinvolge alcuni tra i suoi fan. Chissà se la stessa spensieratezza e voglia creativa che lo animava questa estate sarebbe stata la stessa dopo gli attacchi di Parigi. “Rispetto i colleghi che hanno deciso anche per motivazioni personali di sospendere i tour ma per me non è una questione che sta in piedi, a meno che non me lo chieda la Questura. La musica deve andare avanti proprio perché è stata colpita la musica. E questo film è la celebrazione di quanto possa unire la musica”.
La regia di Michele Truglio e lo spettacolare show a cui il film fa riferimento sono una specie di garanzia. Ve ne renderete conto quando lo vedrete in prima tv su Sky uno il 4 dicembre alle 22. Vi riportiamo quello che invece il protagonista ha detto di questa sua ultima creazione nel dibattito successivo alla proiezione.
LA PREPARAZIONE
“Ho due scelte quando vado in tour. O camminare nel sicuro o fare lo spericolato. E mi piace costruire sempre cose nuove, trovare energia nella mescolanza, nella multiculturalità. È quello che rende lo spettacolo interessante e che mi fa abbracciare un pubblico così misterioso e trasversale. Infatti dal vivo non lo guardo mai come magma, ma cerco sempre sguardi, storie. E così quest’idea di fare un film di storie mi è venuta in mente al pranzo di Santo Stefano dell’anno scorso. Ci abbiamo messo sei mesi per farlo, mi sono andato a pescare le storie sui social network dei miei fan, non dovevano essere costruite ma solo narrate. Non ho escluso nessuno, ho solo cercato chi mi interessava”.
LA PERFORMANCE
“Nel concerto io ritorno dal futuro, mi presenta Claudio Cecchetto, poi c’è Fiorello e la bellezza di Ornella Muti, sì, proprio la vera Ornella Muti che mi richiama al presente dagli schermi. Se devi fare show business lo devi fare ad alti livelli, io non sto qui per giocare tra i dilettanti, voglio essere in formula uno. E secondo me l’ambizione è quella cosa che ti tiene vivo e ti fa sentire immortale. C’è stato un momento della mia carriera in cui mi sono sentito a disagio coi giubbotti fluorescenti, ma mi è passato. Il bello è anche quello, cercare i visual e l’abbigliamento giusto. Devi fare per forza l’immortale sul palco”.
IL PUBBLICO
“Io non so chi è il mio pubblico. È quanto di più trasversale abbia mai visto ed è un mistero della mia musica che ancora non mi sono spiegato. È stato così dall’inizio della mia carriera, anche se forse mancavano gli adulti, ma quelli poi lo sono diventati col tempo. Ed è anche per questo che quando faccio dal vivo un pezzo vecchio mi impongo che suoni fresco anche per un ragazzino che mi viene a sentire per la prima volta. Penso che non ci sia tempo nella musica e anche per chi mi ascolta. È come quando sei bambino e giochi, non guardi mai l’ora. Non c’è un tempo per le canzoni”.
IL LAVORO
“Vero, dobbiamo molto agli americani, loro ci insegnano tutto sullo star system e sullo show business. Guardate, lo chiamano business, noi ci vergogniamo sempre un po’ di accostare questa parola. E allora io creo un concerto con delle canzoni che devono funzionare. Non esiste un’idea di bellezza in questo lavoro, quello è un problema che si ponevano gli artisti di altri secoli. Esiste una prova di quanto una cosa funzioni. Che cos’è la bellezza? Io quando scrivo tengo sempre presente vari aspetti: la canzone che deve sedurre, che deve far pensare, cantare ed emozionare, ma anche piacere”.
I PROGETTI
“Rifare un tour dopo quello che abbiamo fatto negli stadi con 500mila persone è una sfida. Per questo ho deciso di non portare nei palasport una versione ridotta dello stadio ma di fare un tour completamente nuovo. E dopo di questo la Universal continuerà a far uscire dei singoli dal disco del 2015 ma io mi fermerò. Mi fermo per prendere idee e iniziare a scrivere di nuovo. E poi chissà magari un altro film come questo. Non credo di voler far l’attore però, anche se me l’hanno chiesto in passato e poi guardando chi ha fatto quei progetti mi sono detto: bene, menomale che l’hanno fatto fare a lui perché è proprio bravo. Ma non è una cosa a cui penso, magari mi piacerebbe di più fare una cosa scritta da me e con me dentro”.