La simpatica e brillante Valeria Golino, madrina della quinta edizione del Social World Fim Festival, ha entusiasmato i giurati, la stampa e il pubblico presente alla kermesse cinematografica. Lattrice, regista e produttrice, che ben presto vedremo sul grande schermo in veste di protagonista del film di Giuseppe Gaudino “Per amor vostro”, ha ricevuto il Golden Spike Award e firmato il “Wall of Fame”.
A settembre è prevista l’uscita del film di Giuseppe Gaudino “Per amor vostro”, in cui sei la protagonista. Puoi darci qualche anticipazione?
«”Per amor vostro” è un film girato a Napoli, quasi tutto in bianco e nero, a parte le scene a colori che sono i sogni della protagonista. È un film diretto da Giuseppe Gaudino e i due attori maschili protagonisti sono Massimiliano Gallo e Adriano Giannini, nel cast anche Rosaria De Cicco, attrice bravissima con cui mi sono ritrovata dopo “La guerra di Mario”. “Per amor vostro” è un film molto particolare, racconta la storia di una donna che arrivata ad una certa età con tre figli, un marito e tutto il passato, si riconcilia finalmente con se stessa e capisce delle cose che prima non voleva capire, non voleva sentire. È una storia di una donna che soffre di ignavia e che a un certo punto della sua vita decide di non esserlo più.»
Attrice, produttrice e regista di cinema, hai mai pensato al teatro?
«Il teatro mi piace andare a vederlo, però non ho mai desiderato di farlo. Mi sono capitate delle opportunità, alcune anche belle, ma ho sempre cercato delle scuse per evitarlo. Questo però non vuol dire che non lo farò. Diciamo che per adesso non l’ho ancora fatto, in futuro ci penserò.»
Ci puoi parlare del tuo passaggio da attrice a regista. Quando hai raggiunto la consapevolezza di passare dietro la macchina da presa?
«È un passaggio sicuramente molto pensato dopo bene 25 anni che facevo questo lavoro, quindi non si può dire che sono stata impulsiva e troppo frettolosa nel prendere la decisione. Ci ho pensato per anni, avevo voglia di farlo e poi è arrivato il momento in cui sentivo che la paura era meno dell’entusiasmo. Spero di poter ripetere di nuovo l’esperienza dietro la macchina da presa.»
Con Riccardo Scamarcio, tuo compagno di vita, avete realizzato una società di produzione. Condividere vita privata e professionale è un vantaggio o uno svantaggio per te?
« Tutte e due. È molto bello avere dei progetti in comune, riuscire a portarle avanti, avere quella soddisfazione reciproca e quella stima che cresce l’uno per l’altro per l’aiuto che uno riesce a dare al l’altro, di volta in volta, ed è bello lavorare insieme, ma allo stesso tempo ti leva spazio alle altre cose, a volte si creano tensioni sul lavoro e inevitabilmente le porti a casa. Questo però è un prezzo da pagare che per adesso ci stiamo ancora.»
Hai vissuto per diversi anni in California, dove ha girato diversi film, tra cui “Rain Man”, “Lupo solitario”…cosa conservi di quel periodo e cosa particolarmente ricordi?
«Beh, sono stati diversi anni a Los Angele e ho girato circa 17 film, alcuni molto belli, che mi hanno lasciato tanti ricordi, altri meno, ma questo succede sempre in tutte le situazioni di lavoro. Rain Man è stato il mio secondo film in America, ed è stato entusiasmante. Capivo l’importanza di quello che stavo facendo, del regista e degli attori con cui stavo lavorando, ma ero talmente giovane che spesso davo per scontato che fossi stata scelta per farlo. Mi sembrava come se tutto mi fosse dovuto, che me lo meritavo. Qualche volta devo dire che ho preso alla leggera quello che facevamo, ero meno preparata di loro, più distratta. Forse, però, questo mi ha aiutato a non avere quella reverenza che forse mi avrebbe resa più rigida. Oggi, a distanza di anni, darei più importanza a quel tipo di film, di quanto mi sembrava all’epoca.»
Molti dei tuoi colleghi pensano che la televisione stia penalizzando il cinema. Tu cosa ne pensi?
Credo che orma dopo anni di bruttissima televisione, si comincia a tirar fuori dei prodotti interessanti, a volte anche più del cinema. In America questo succede sempre di più. In Itali si comincia a fare dei prodotti più che guardabili. La brutta televisione che diventa cinema, anzi dire cinemello, in cui tutti i film sembrano uguali, sono sempre gli stessi attori, gli stessi argomenti, anche i cartelloni che sembrano delle sitcom, degli sceneggiati portati al cinema, quello mi mette davvero a disagio, credo che non faccia bene al cinema. Il fatto che vadano bene, non vuol dire che sia una cosa buona per cinema, perché il cinema non è quello. Le commedie che ben vengano, quando sono grandi storie, ma per il cattivo prodotto io attendo la loro fine imminente.»