Esce il 20 novembre, con presentazione alla stampa e al pubblico presso il New Around Midnight di Napoli, “Che soddisfazione…(Instrumental Pino Daniele) il primo album da solista del sassofonista napoletano Anastasio.
Anastasio “Che soddisfazione… (instrumental Pino Daniele)” è il tuo primo lavoro discografico da solista. Presentato oggi nel 2015 può sembrare un omaggio a Pino Daniele dopo la sua morte, invece tu hai cominciato a lavorare su questo prgetto da settembre 2014. Spiegaci tu cosa rapresenta questo lavoro musicale.
«Si le registrazioni del disco sono cominciate a settembre 2014 e dopo aver appreso della scomparsa del nostro Pino Daniele oltre a provare un immenso dispiacere e dolore, ho subito pensato che sarebbe stato inutile proseguire con il mio progetto. Ero convito che sarebbe stato etichettato da tutti come omaggio alla sua scomparsa e non un omaggio alla sua musica oltretutto mai presentata al mondo discografico in versione “strumentale” prima d’ora. Poi il desiderio di vedere realizzato questo progetto per me molto importante e l’amore per la musica di Pino Daniele che ho sin da bambino, hanno fatto sì che portassi a termine il lavoro. Per me rappresenta un punto di partenza per nuove collaborazioni e nuove esperienze in ambito professionale.»
Come hai scelto i brani da inserire nel disco?
«È stato difficilissimo perché sono tutti grandi capolavori; ho scelto quelli che mi ricordano la mia adolescenza,quando passavo le ore ad ascoltare la musica di Pino Daniele e a trascrivere i suoi assoli e dei tanti sassofonisti che hanno registrato nei suoi dischi. Penso a “Io vivo come te” che nella versione originale ha un fantastico solo di sax soprano fatto da Wayne Shorter oppure a “Sciò live”, presente anche nel disco, dove il solo di sax tenore è di Bob Berg. Come non ricordare, poi, il famoso solo di James Senese in “Notte che se ne va”.»
Hai delle guest molto prestigiose, ci racconti come sono nate queste collaborazioni?
«È sempre stato per me un sogno collaborare con grandi nomi della musica Internazionale io li chiamo “musicisti enormi” come: Eric Marienthal (mio mito da sempre), Adam Rogers, Fabrizio Bosso, Ernesto Vitolo, Massimo Moriconi, Amedeo Ariano, Alfonso Deidda e Pierpaolo Bisogno. Quando timidamente ho fatto ascoltare il mio progetto in anteprima a questi grandi musicisti, con mia enorme sorpresa non hanno esitato a prendere parte al mio progetto e a collaborare con me. Ma non da meno sono gli altri bravissimi musicisti e amici di sempre che hanno suonato in questo disco: Giancarlo Vorzitelli, Federico Luongo, Luigi Della Notte, Antonio Anastasio, Davide Afzal, Raffaele De Luca, Paolo Sessa, Peppe Fiscale e Antonio Di Somma.»
Si tratta di un disco in stile jazz contemporaneo con sonorità moderne senza discostarti troppo dalle melodie originali, come sei riuscito a realizzare ciò?
«Ho voluto realizzare un “disco d’ascolto” fruibile a tutti. Di grande aiuto è stato il mio amico Giancarlo Vorzitelli, bravissimo arrangiatore e musicista di questo mio lavoro. Io avevo già in mente quale sound dare ad ogni brano e lo stile musicale da tirar fuori e lui è stato bravissimo ad arrangiare tutti i brani. C’è stata una grande intesa tra noi.»
Suonare musica jazz : cosa è per te? una passione, un sogno o cosa?
«Diciamo che “suonare” musica jazz è un parolone; il jazz è un genere immenso dal punto di vista dell’improvvisazione, del linguaggio e dell’armonia. Il jazz per me è un sogno, e io non mi sento jazzista anche se ne ascolto tanto e cerco di studiarlo sempre. Le mie sonorità sono più moderne con influenze smooth jazz, funk e soul, cosa che spero di non aver fatto mancare nel mio disco, se pur ho provato a dare un impronta jazz ma con un tocco personale.»
Quanto è difficile fare il musicista oggi, a Napoli che è una città così difficile eppure così viva da un punto di vista musicale?
«La mia città è una ispirazione quotidiana e non solo musicalmente, il mio disco ne è conferma. Infatti ho scelto di reinterpretare Pino Daniele dove ogni suo brano e ogni sua nota mi evoca Napoli in tutte le sue sfaccettature, con tutte le sue contraddizioni. Saró impopolare ma io non credo che oggi sia difficile fare il musicista a Napoli, perché pur essendoci tanti musicisti tutti hanno la possibilità di esprimersi.»
Chi sono i tuoi modelli a cui ti ispiri?
«Parlando di sassofonisti mi vengono in mente subito due grandi nomi presenti anche in questo mio progetto: Eric Marienthal e Alfonso Deidda anche se quest’ultimo nel mio disco non ha partecipato come sassofonista, ma ha suonato pianoforte, clarinetto basso e flauto traverso. Grandi nomi come Cannonball Adderley, John Coltrane, Hank Mobley e Charlie Parker fanno parte della mia personale enciclopedia del sax, ma fonti di ispirazione per me sono anche musicisti come Maceo Parker, David Sanborn, Gerald Albright, Stefano Di Battista e il salernitano Daniele Scannapieco.»
Cosa pensi dei talent show musicali?
«Non seguo molto i talent show musicali, forse perché non vedo la musica come una competizione.»
Dal 2010 insegni educazione musicale e strumento nelle scuole medie; è importante avvicinare i giovani alla musica, qual è il tuo metodo d’insegnamento?
«Insegnare a scuola mi da davvero tante soddisfazioni e gioia, per me stare con i ragazzi è uno stimolo continuo. Cerco di trasmettere ai miei alunni le mie competenze musicali e tutto l’amore che provo per la musica avvicinandoli a questa disciplina con spensieratezza, leggerezza e tanta passione.»
Quali difficoltà hai incontrato nella tua carriera?
«Non credo di aver incontrato grossi ostacoli, la musica mi ha sempre regalato emozioni e soddisfazioni, questo è il mio primo vero lavoro “importante” da solista, spero che la mia strada sia sempre in discesa.»
Hai una dedica particolare per questo disco?
«Questo disco è dedicato alla mia famiglia, mia moglie e i miei due figli e amio padre che è colui che mi ha trasmesso la passione per la musica.»