Il concerto di Meg tenutosi il 10 luglio 2015 alla Mostra D’Oltremare sul palco di Soundgarden è stato davvero imperfetto.
Non sto scherzando e se ci ho messo un po’ a partorire questa recensione è perché ho ragionato tantissimo sui motivi dell’ “Imperfezione” di Meg. Tanti mesi di lavoro, altrettanti di silenzio prima di presentare ai suoi fan il suo terzo lavoro discografico da solista e il nuovo tour.
Un tour altrettanto imperfetto, perché il non – perfetto in realtà è il non finito, ciò che ci lascia in attesa di qualcosa di nuovo, pazienti di aspettare. L’imperfezione più grande è la sincerità che a Meg non manca e che è capace di rendere unica ogni singola data.
Anche la scaletta della serata del concerto risulta, per l’appunto, “imperfetta”: sintonia ed equilibrio tra pezzi che hanno fatto la storia di tutti i suoi fan e brani che faranno quella del prossimo futuro, eppure si resta sospesi, non appagati ma allo stesso soddisfatti.
Imperfezione è un viaggio, un cammino solitario dove ogni tanto capita di incrociare qualche intrepido che ha iniziato a intraprendere il suo personale percorso. Imperfezione è un continuo “qui ed ora”: adesso si sa cosa succede, adesso siamo vulnerabili a ciò che ci circonda, domani chissà.
E così, a fine live, dopo “Sfumature” e “Distante”, mentre cuore e testa ancora rincorrono le note di “Promemoria” e “Audioricordi” ci si rende conto di una sola e semplice cosa: ciò che si è amato di più della serata con Meg è stata ogni sua minima ma fondamentale imperfezione.
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