Torna dopo 3 anni d’assenza sul mercato discografico Umberto Tozzi, il cantautore torinese famosissimo tra gli anni 70 e 80 grazie a canzoni come Ti Amo, Gloria e Si Può Dare di Più (in trio con Morandi e Ruggeri vinse Sanremo 1987). Il disco si chiama Ma Che Spettacolo e contiene 13 brani inediti tra cui Sei Tu L’Immenso Amore Mio (con video girato a Venezia con Elisabetta Gregoraci).
Come mai il titolo ?
«È un titolo da leggere al negativo perché tutte le cose che si vedono in tv ti scuotono e ti lasciano quasi senza speranza. Non credo ci sia nella canzone la stessa positività di Si Può Dare di Più.»
Come giudichi il tuo passato oggi che hai tanta storia alle spalle?
«Non ho il peso del passato a dire il vero, da piccolo volevo fare il calciatore ma papà mi bocciò e così mi sono dato alla vita del musicista zingaro. Ho iniziato trasferendomi da Torino a Milano, perché a quell’epoca era l’unica città più vicina. Ma nella mia testa le canzoni che componevo dovevano essere cantate dagli altri.»
Umberto Tozzi – il video di Sei tu l’immenso amore mio
Sei un cantante per caso quindi?
«Quando in Italia inizi ad avere successo dai fastidio, e io con le prime canzoni che ho scritto con Giancarlo Bigazzi non capivo perché i critici mi attaccassero così, anche perché quelle canzoni hanno da subito fatto il giro del mondo cantante da altri artisti. Dopo molti anni ho capito che la mia voce non era male, era personale che è una componente molto importante.»
Fai mai paragoni con l’industria musicale del passato?
«Per quanto riguarda il mio repertorio, se sono in tour da 20 anni significa che quelle canzoni non erano solo canzonette come diceva Bennato. Credo di appartenere a un periodo irripetibile della musica, il rock è stato scritto nei 25 anni dai Beatles ai Police, poi dopo è tutto un divenire. In Italia io ero con Dalla, Pino Daniele, De Gregori, quella parte della storia della musica italiana. Solo che a differenza loro ho avuto la fortuna di avere come etichetta la CBS nel mondo che mi ha fatto conoscere in altri paesi. Forse solo tra 100 anni si potrà ripetere quello che è successo nei 25 anni che ho vissuto io.»