Kosmograph con Andrea Renzi conclude domenica 19 luglio, al Cinema Filangieri di Napoli, la sezione dedicata a “Cinema e Teatro”, nell’ambito della rassegna Il Cinema e le altre Arti. Nella sala in stile liberty, riconosciuta dal MIBACT “bene culturale” (dove il 25 dicembre 1931, quando ancora si chiamava Teatro Kursaal, Eduardo De Filippo debuttò con Natale in casa Cupiello), sul grande schermo Molière in bicicletta (Alceste à bicyclette) film del 2013 diretto da Philippe Le Guay con Fabrice Luchini, Lambert Wilson e Maya Sansa (proiezioni ore 18 e ore 20.30).
A seguire, sul palco (alle ore 22.15 circa), in anteprima assoluta, Teatri Uniti presenta Kosmograph lettura scenica di Andrea Renzi da I quaderni di Serafino Gubbio operatore di Luigi Pirandello.
“Pirandello – scrive Andrea Renzi in una nota – ha vissuto una sua personale “febbre del cinema”, nella stagione nascente e irripetibile dei grandi successi, e non solo quelli provenienti dagli Stati Uniti e da Hollywood. Vive la stagione dei kolossal italiani (come ad esempio Cabiria del 1914 per la regia di Giovanni Pastrone), quando a firmare le sceneggiature erano D’Annunzio e Verga, cioè a dire l’olimpo degli scrittori, che spingevano la categoria alle soglie del divismo”.
In questo contesto, nel 1915, vede la luce il romanzo Quaderni di Serafino Gubbio Operatore, dove il protagonista, operatore cinematografico alter ego dello scrittore, osserva e registra la realtà girando la manovella della “diabolica macchinetta” da presa.
“Con il solo requisito dell’impassibilità e dell’indifferenza – aggiunge Andrea Renzi – ma di fatto insinuandosi con scetticismo nelle pieghe di senso di questa presunta oggettiva registrazione del reale”.
Serafino Gubbio lavora per la casa cinematografica Kosmograph e sul set si svolge l’azione del romanzo, in cui emerge prepotente il tema della gelosia e una riflessione appassionata sulla settima arte che potrebbe mettere in crisi il linguaggio teatrale e l’attore, riflessione che sembra sfiorare le problematiche degli odierni reality show, quando Serafino Gubbio, per l’ultima scena del film, intitolato La donna e la Tigre, dovrebbe riprendere, in una diretta ante litteram, la morte di una bestia feroce. “La scrittura di Pirandello – conclude l’attore e regista – ci fa spostare all’indietro nel tempo e spinge la nostra coscienza a ripensare tutti i cambiamenti percettivi e tecnologici in cui siamo, attivamente o passivamente, immersi in questi anni.