Appena arrivato in Italia, nel 2003, Daniel Adomako si era subito iscritto al coro della sua comunità protestante a Brescia. Nato nel 1991 in Ghana, il giovane talento ha raggiunto il suo papà che lavorava in Italia. Poi si è inserito nel circuito dei vocalist, ha tentato varie esperienze nei reality della tv italiana. Fino ad arrivare al celebre Italia’s Got Talent. Allo show di Canale 5 ha fatto davvero boom, compresa la commozione di Gerry Scotti che, a un mese dalla fine del programma, è ancora tra i passaggi più rivisti su Youtube. Lo abbiamo incontrato in occasione del lancio del suo primo EP intitolato con il suo nome.
Cosa ti porti dietro dalla vittoria di un talent show così popolare?
«Il fatto che mi fermano in strada per farmi complimenti è un orgoglio. Sono mamme, nonne, piccoli. Credo di piacere a tutta la famiglia. Il mio stile è a cavallo tra la lirica e il pop e credo che questa varietà faccia la differenza.»
Come hai scelto i nuovi pezzi che sono nel disco?
«Ne avevo a disposizione una decina già pronti e ho cantato quelli che sentivo più vicini alle mie corde. Conoscevo alcuni autori, avevo collaborato con il produttore Diego Calvetti per le mie esperienze a San Remo e X Factor ma sono andato a naso senza farmi influenzare. Nel cd ci sono i tre pezzi che ho cantato in tv: “Hallelujah” di Leonard Cohen, “At Last” di Etta James e “Lascia ch’io pianga mia cruda sorte”, l’aria per soprano composta da George Frideric Handel. Sono i pezzi che avevo concordato con un professionista come Beppe Vessicchio quindi sono andato sul sicuro. I quattro inediti sono “Per sempre”, il singolo in radio, “Non siamo eterni”, “Vetro”, “Stai”.»
Hai anche partecipato al festival della canzone italiana, cosa ricordi?
«Che ci hanno convocato a Roma per le finali prima di febbraio. Eravamo in 60 e ne hanno scelti sei, ma per me è stato un onore già arrivare fino a quel punto. La canzone che portavo, Stai, era molto rappresentativa di quello che mi piace cantare e per questo ero molto sereno. Con X Factor invece, che è avvenuto prima, nel 2010 quando c’era Anna Tatangelo, non ero proprio sicuro. L’anno successivo sono stati loro a chiamarmi ma comunque non c’è stato il decollo, credo che però questo sia un bene. Non volevo finire per essere chiamato come quello che è sempre a un passo dalla vittoria e non entra mai in un programma.»