“Carapace” oltre ad essere la parte superiore di un guscio formata da tante tessere che compongono uno splendido disegno geometrico, le stesse che troviamo sul guscio di delle tartarughe, è anche il titolo del nuovo disco de Ipercussonici.
L’album, il terzo della band catanese, esce il prossimo 28 maggio, pubblicato con la Viceversa Records e distribuito da Audioglobe.
Come il carapace della tartaruga il disco raggruppa una serie di linguaggi, di suoni,di culture musicali provenienti da diverse parti del mondo, che uniti formano una trama solida e compatta. I suoni e i colori di “Carapace” attraversano con amore la Terra e la sua storia, quella attuale e quella più remota. Ecco allora che la tartaruga – un vecchissimo rettile che ha fatto la sua comparsa sulla terra più di 220 milioni di anni fa, ancor prima dei più celebri dinosauri – diviene un simbolo, un totem strambamente elegante, la memoria vivente del mondo.
“Carapace” un disco composto da undici tracce suonate da tantissimi strumenti di diverse nazionalità: il marranzano siciliano, il didjeridoo australiano, i tamburi africani, il basso elettrico e la kora suonata dal virtuoso senegalese Jali Diabate. Un lavoro ricco di partecipazioni, un road album registrato in giro per il mondo, dove c’è spazio per il Siciliano e l’Italiano ma anche per il Sousou della Guinea, il Malinkè del Mali e l’arabo di Ramzi Harrabi, poeta Tunisino-Siracusano.
La contaminazione culturale è il propellente necessario per arrivare oltre i confini nazionali. Dopo essere stati presentati come “The Adventurous New Sound Of Sicily” al Womad di Peter Gabriel, nel maggio 2013 Ipercussonici hanno ricevuto dal Womad stesso l’incarico di una residenza artistica a Malta finalizzata alla realizzazione di una parata musicale con artisti provenienti da tutto il mondo, nel riconoscimento non solo del loro spessore artistico ma anche della valenza didattica e formativa del loro lavoro.