Il capolavoro del ’73 sul gangster italo-americano che agevolò lo sbarco in Sicilia degli alleati, dopo essere tornato allo splendore originale a Cannes, verrà distribuito in una nuova edizione digitale. E il grande regista napoletano Francesco Rosi, simbolo del cinema civile, ci spiega la sua attualità: «Racconta l’intreccio originario tra potere legale e potere criminale. Ma oggi possiamo sperare e avere fiducia solo nella magistratura».
Il restauro è frutto di una collaborazione fra tra la Film Foundation di Martin Scorsese, la Cristaldi Film e la Cineteca di Bologna, che ha compiuto come sempre uno straordinario lavoro di recupero. Per chi volesse scoprire qualcos’altro sul grande regista di capolavori come Salvatore Giuliano e Le mani sulla città oltre a guardare i suoi film, a breve potrà godersi un documentario girato da Carolina Rosi e intitolato Citizen Rosi.
A chi gli chiede perché Lucky Luciano sia considerato un film cruciale per la storia del cinema, Rosi risponde: «Sono andato a rivederlo qualche giorno fa, sapendo che ne avrei dovuto parlare con una giornalista. E devo dire che ne sono particolarmente soddisfatto: come tutti i miei film, affronta direttamente la realtà italiana. In questo senso, la storia di Lucky Luciano è davvero emblematica: la sua figura incarna l’intreccio tra potere legale e potere illegale, che mi ha sempre interessato moltissimo. Lui viene condannato negli Usa a 50 anni, ma esce dopo appena nove: probabilmente per aver aiutato e agevolato lo sbarco in Sicilia durante la guerra. Un’interpretazione più che fondata: basta pensare che i primi sindaci nell’isola dopo la liberazione sono stati don Calogero Vizzini e Genco Russo, cioè i boss di allora. Quella fu la madre di tutte le trattative».
Il film permette anche di ricordare un grande interprete come Gian Maria Volontè che con Lucky Luciano offrì uno dei suoi migliori ruoli in carriera: «La sua recitazione è incredibile, sorprendente. Era diventato lui, in tutto e per tutto. Un giorno sul set ci venne a trovare una signora che era stata l’ultima amante di Luciano. Cominciò a fissare sbalordita Volonté, già con gli abiti di scena. Poi si limitò a dire, in napoletano: E’ Isso».
A chi gli propone un paragone fra Il padrino e Lucky Luciano, Rosi smorza subito i toni: «Il film di Coppola è un grande film, ma riguardo al rigore della rappresentazione, c’è da dire che non entra mai nel vortice del realismo. Il suo Padrino è un personaggio mitico, raccontato così bene che la gente ci si identifica. Io invece, nel mio cinema, ho sempre voluto il contrario: che il pubblico non si identificasse. Che si concentrasse sulla verità”»