Giovedì 6 giugno alle ore 20 il maestro per eccellenza del teatro contemporaneo, Peter Brook presenta al Teatro Sannazaro, in prima mondiale, Lo Spopolatore di Samuel Beckett. Lo spettacolo va in scena al termine di una lunga residenza artistica voluta e vissuta a Napoli molto intensamente dal regista inglese.
Lo spettacolo è tratto da un breve racconto che Beckett scrisse nel ‘66 e tradusse in inglese nel ‘71 con il titolo “The lost ones” (I perduti). Un racconto un po’ surreale di creature vaganti tra nicchie e scale di un inconsueto altrove: un gommoso cilindro dal diametro e altezza di 16 metri, una debole luce giallastra e una temperatura tra i 5 e i 25 gradi. Il testo originale è stato tradotto in italiano da Renato Oliva e adattato dallo stesso registra. In scena al Sannazaro ci saranno soltanto la celebre attrice tedesca Miriam Goldschmidth e il percussionista Francesco Agnello.
La scenografia sarà essenziale, ridotta al minimo con oggetti dalla forte valenza simbolica. “il teatro è suggestione – ha dichiarato Peter Brook qualche giorno fa durante un incontro organizzato con gli studenti del Suor Orsola Benincasa – se mostri troppo non vedi niente”
Il testo originario di Beckett era in tedesco, Brook durante le prove ha deciso di presentarlo in francese. “Sono arrivato a Napoli per lavorare allo spettacolo convinto che il tedesco fosse la lingua giusta – ha dichiarato Brook – anche perché lingua madre dell’attrice protagonista. Poi ho cambiato idea il francese ha un suono più dolce e, in fin dei conti, Beckett scrisse il racconto in francese”.
A proposito del testo ha poi affermato: «Beckett infastidisce sempre per la sua onestà. Il pubblico arriva a teatro con la pietosa speranza che prima della fine dello spettacolo, il drammaturgo gli avrà dato una risposta. Non accetteremmo mai la risposta che potrebbe proporci, e tuttavia, per un’illogicità incomprensibile, continuiamo ad attenderla. Quando si mette in scena un testo di Beckett, subito si dice: “i suoi testi sono così pessimistici…”. Questa è la parola che ritorna più spesso. Ed è proprio questa la parola che vorrei approfondire, non c’è niente di più positivo che le opere di Beckett. Quando accusiamo Beckett di pessimismo siamo veri personaggi beckettiani in una pièce beckettiana».
Date
6,7 giugno (ore 20.00),8 giugno (ore 21.30) e 9 giugno ore (19.00)