Dall’8 al 29 luglio Napoli accoglie la prima edizione di “Impro teatro Festival”, una occasione da non perdere per gli spettatori che amano sentirsi parte attiva di uno spettacolo. Ideatrice ed organizzatrice del festival è l’associazione nazionale Improteatro.
Improteatro è radicata nell’importante tradizione della “Commedia dell’arte”. Associazione relativamente giovane, è nata nel 2006 per mano di un gruppo di improvvisatori provenienti da tutta Italia, attori professionisti con importanti carriere alle spalle, con background ed esperienze differenti, ma un’unica grande passione, quella per l’improvvisazione teatrale.
La passione è cresciuta sempre più e ha contagiato le migliaia di associati che ogni anno entrano nell’associazione come studenti dei corsi e restano per diventare amatori o professionisti.
In questi anni sono cresciute le sedi locali che hanno chiesto di associarsi; è cresciuto il numero dei corsi attivati in ogni angolo della penisola; è cresciuto il numero degli spettacoli, inscenati dai membri di Improteatro. A partire dai grandi teatri metropolitani per arrivare alle piccole fiere di paese, i soci allestiscono piccoli e grandi spettacoli per divertire, divertirsi e far conoscere al pubblico l’appassionante arte che li unisce. Oggi Improteatro è diventata il punto di riferimento italiano, per l’Italia e per il mondo, per quel che concerne l’universo dell’improvvisazione teatrale.
Cosa è l’improvvisa teatrale?
Quando si parla di improvvisazione teatrale bisogna subito chiarire la differenza tra questa e l’improvvisazione solitamente nota, ovvero con il mezzo che viene usato dall’attore per raggiungere determinate intenzioni, emozioni o personaggi, facendo muovere la propria spontaneità. In questo senso l’improvvisazione è una fase del processo di preparazione di una rappresentazione già studiata da grandi pedagoghi e registi, soprattutto nel ‘900, quali Stanislavskij, Grotowski, Coupeau.
L’improvvisazione teatrale è invece quella vasta gamma di spettacoli teatrali, sviluppatisi nel secondo ‘900 grazie al lavoro di alcune figure fondamentali come Viola Spolin, Keith Johnstone, Robert Gravel, Del Close, in cui il testo scritto è totalmente assente, o, se presente, è ridotto all’essenziale. Gli attori, o meglio, gli improvvisatori non basano la loro interpretazione su una sceneggiatura. Al contrario diventano essi stessi autori dello spettacolo mentre questo prende vita.
È poi comune, in quasi tutte le tipologie di questi spettacoli, l’assenza di una figura registica. Uno spettacolo di improvvisazione teatrale si può definire come uno spettacolo di cui si è contemporaneamente autori, registi e attori.
Il fascino indubbio che l’improvvisazione teatrale esercita sull’attore e sullo spettatore deriva dalla contemporaneità tra nascita dell’evento artistico e godimento dello stesso, dalla consapevolezza della partecipazione a un evento creativo unico e non ripetibile, basato su codici di lavoro e di linguaggio comuni.
I Format di Improteatro
I format dell’improvvisazione teatrale si dividono essenzialmente in due categorie: “short form” e “long form”. Come gli stessi nomi suggeriscono, anche ai meno anglofili, si tratta di tipologie di spettacolo che prevedono un approccio nettamente differente.
– Le “short form” sono storie brevi, che durano solitamente pochi minuti, che non presentano alcun legame fra di loro se non quello della cornice esterna.
– Le “long form”, invece, sono spettacoli nei quali le improvvisazioni sono legate tra loro da una o più informazioni, o sono costituiti da un’unica e lunga improvvisazione.
Esistono centinaia di format d’improvvisazione teatrale. Improteatro promuove, oltre a numerosi altri format di Long e Short form, in particolar modo i seguenti:
– Imprò
E’ il format principe dell’improvvisazione teatrale italiana. Due squadre di improvvisatori (composte ognuna da 4 giocatori) si affrontano sul palco dando vita a una serie di brevi improvvisazioni che prendono spunto dai suggerimenti del pubblico. E’ lo stesso pubblico, improvvisazione dopo improvvisazione, a determinare quale delle due squadre ha improvvisato meglio. I punteggi vengono raccolti da un “notaio”, anch’egli sul palco, il cui ruolo è decidere le categorie sulle quali lavoreranno gli improvvisatori, infliggere penalità, o premiare con dei punti le cose ben fatte.
– Catch Imprò
E’ la short form più veloce e spericolata. Due squadre da 2 elementi, abbigliate in maniera simpatica e folle (ispirandosi in un certo senso alla tradizione dei luchadores messicani) si affrontano al centro di un ring, domati da un arbitro implacabile, fino all’ultima battuta. Le improvvisazioni partono sempre dai suggerimenti del pubblico e alla fine lo stesso pubblico determinerà la squadra vincitrice.
– Harold
E’ uno dei format più longevi. Inscenato per la prima volta in California nel 1967, l’Harold prevede la realizzazione di alcune brevi improvvisazioni legate fra loro dai suggerimenti che il pubblico ha offerto all’inizio dello spettacolo.
Il primo appuntamento del festival è “Microstorie”, lunedì 8 luglio, all’Orto Botanico alle ore 21.15, presentato dalla compagnia Qfc Teatro e dall’associazione Nazionale Improteatro. In scena Giorgio Rosa, Tiziano Storti, Mariadele Attannasio, Susanna Cantelmo
E’ uno spettacolo che si costruisce attraverso gli spunti del pubblico, raccontando episodi di vita comune e possibili stranezze. Vicende che costruiranno un viaggio pieno di ritmo e di imprevedibilità. Piccola o grande che sia, la storia di questi personaggi, adesso è venuto il momento di raccontarla. Il modulo narrativo di Microstorie spazia da situazioni e dialoghi molto quotidiani fino al linguaggio dei sogni e i codici che li governano. Pezzi di storie che seguono un filo comune evidente ed altri che rimangono sospesi e che forse mai troveranno un posto definito, se non nella logica dell’osservatore.
Lo spettacolo è frutto di una serie di studi e di ricerche sulla drammaturgia contemporanea imperniata su sintesi, non detti,i vuoti, rottura dei vecchi schemi narrativi.
Si tratta di una forma di racconto scenico basata su una fenomenologia interattiva, dove il pubblico si fa soggetto cooperante, attraverso semplici spunti affidati poi alla creatività dell’attore. E come nella migliore tradizione dell’improvvisazione, il coinvolgimento è assicurato dalla creazione estemporanea della drammaturgia, che si costruisce senza alcuna direzione registica, in un evento unico ed irripetibile che si configura come un continuo rincorrersi di poetica creazione e sperimentazione, realizzate dal vivo.