Dopo aver presentato il suo ultimo lavoro nei teatri più prestigiosi al mondo ottenendo sempre e solo il tutto esaurito, Ludovico Einaudi arriva finalmente in Campania.
Ieri, 15 settembre 2013, in occasione della serata di apertura della XVIII edizione del Pomigliano Jazz, il pianista torinese ha inaugurato il festival esibendosi in uno spettacolo unico e innovativo che ha preso il nome dall’ultimo album: “In a Time Lapse”. Ad accompagnarlo durante l’esecuzione dei brani un ensemble di archi, percussioni ed elettronica.
Il connubio con il magnifico scenario dell’Anfiteatro Romano di Avella ha poi fatto il resto.
Lo scopo del maestro era, come aveva lui stesso precedentemente anticipato, quello di riflettere insieme al pubblico intorno alla profonda idea del tempo. Ancora una volta le sue note sono riuscite nell’intento.
Ogni brano suonato da Einaudi ieri sera ha, come per magia, “messo a fuoco” una fotografia con un suo preciso racconto. Tutti gli scatti, uno dietro l’altro, hanno mostrato a ogni singolo spettatore una storia che sarebbe stata impossibile “vedere” a occhio nudo.
Una storia iniziata da lontano e che ha racchiuso in una piccola fetta di presente una miscela perfetta tra passato e futuro, un continuo confronto tra modernità e classicità.
Con questo nuovo tour il maestro ha deciso di aprirsi a nuovi incontri e sperimentazioni e la presenza di un synthbass e di un kalimba in perfetta sintonia con gli archi e il pianoforte sono stati la prova tangibile del suo viaggio attraverso varie tradizioni e culture musicali.
Le scelte innovative di Einaudi hanno affascinato il pubblico fin da “Lady Labirinth”, brano che ha aperto in sordina questo straordinario live. Durante la prima parte del concerto ampio spazio è stato dato alle percussioni, che molto spesso rimandavano a un ritmo simile a quello dei battiti del cuore.
Magico il botta e risposta tra pianoforte e violoncello che, durante il corso della serata, ha sfiorato l’apice con “Newton’s Cradle” e “Time Lapse”.
Poco convincente la rivisitazione di “Due tramonti”. Meravigliosa invece l’esecuzione con orchestra della storica “Eden Rock”, che tra tutti i brani proposti con i sette elementi è quello che affascina e stupisce di più.
Nonostante la bravura degli artisti presenti sul palco però, c’è da dire che il piano pulito e minimalista un po’ è mancato: ecco perché il concerto ha raggiunto la sua vetta più alta quando il compositore ha regalato ai suoi fan più affezionati un omaggio di piano solo. Un medley di “Walk”, “I giorni” e “Una mattina” ha ricordato a tutti quanto una tastiera d’avorio sia in grado di parlare come e forse più di un’orchestra intera, ma soprattutto ha riportato sotto i riflettori un grande maestro che, grazie a un semplice “intervallo di tempo”, sa sempre come far dire a quegli ottantotto tasti le cose giuste nel migliore dei modi possibili.
Cerca
-
Articoli recenti
- Intervista a Gennaro Duello, giornalista e scrittore molto apprezzato
- Caserta infinita, il titolo della 51esima edizione di Settembre al Borgo
- Addio a Toto Cutugno
- Gianni Sallustro e la sua voglia di fare teatro
- Intervista a Rosalba Di Girolamo, attrice ed architetto con la passione per la scrittura
Find us on Facebook
-