Toccante, profonda ed emozionante la nuova lirica di Roberto Vecchioni: Ho conosciuto il dolore. Il dolore di cui si parla è vero, esistenziale. Bisogna raccontare le cose che si hanno dentro e non quelle degli altri. Devi raccontare di te non degli altri. Bisogna avere il coraggio di dire: «Io sono un uomo e questo basta», ed essere superiori a tutto, anche al dolore.
Dal centro del ring Roberto sussurra: «Io non appartengo più a questo miliardo di cose inutili ma dentro appartengo, però, ancora a tante cose che per il momento sono silenziose». Il tempo in cui viviamo non è bellissimo ma è un tempo bello dentro, che continua a pulsare e a far capire quali sono le cose da rifiutare. Non sono solo persone da rifiutare ma anche atteggiamenti, tecnicismi, miserie….
Bisogna riflettere, entrare nel proprio ring. Il ring dove Roberto ha combattuto ma «dove ho anche tentato di fare della mediocre poesia ogni tanto e adesso rileggere, riguardare dove abbiamo e dove ho sbagliato io, perché in questo momento, ve lo assicuro, non ho punti di riferimento precisi». Ma Roberto non può fare a meno di rimanere legato alla cultura classica, che è quella che libera.
Seduto sulla sua poltrona e circondato dai classici, sul ring Roberto medita con lo sguardo rivolto verso l’alto e tira le somme.
Roberto prende le distanze dal delirio digitale di Facebook, Twitter dove ormai si scrive qualsiasi cosa senza neanche più riflettere, dalla «politichetta italiana», dai «borghesi, gli inciuciai», dalla fretta, dal mondo moderno. Non ha malinconia perché i suoi ricordi li custodisce dentro di sé. Non bisogna voltarsi e piangere; quella che lui ricorda è un’epoca e questa ne è completamente un’altra.
«Io non appartengo più e lascio lo spiraglio alla mia porta, solo, quando vieni, fallo con l’amore di una volta».
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