Fino al 3 novembre al Teatro Bellini di Napoli, La grande magia di Eduardo De Filippo
diretta e interpretata da Luca De Filippo con Luca De Filippo, Massimo De Matteo, Nicola Di Pinto, Carolina Rosi, Paola Fulciniti, Alessandra D’Ambrosio, Carmen Annibale, Lydia Giordano, Antonio D’Avino, Daniele Marino, Gianni Cannavacciuolo, Giulia Pica, Giovanni Allocca.
Ci troviamo di fronte alla grande illusione pirandelliana, un uomo, un marito, soggiogato anche da un mago, per sfuggire alla cruda realtà del tradimento della moglie che fugge con l’amante, crede che per giuoco illusorio del mago sia scomparsa dal sarcofago in cui è stata messa, ma la può ritrovare solo aprendo con fede una scatola, datagli dal mago.
Comincia così la drastica sfiducia in se stessi, che Eduardo ha saputo bene imbastire in questa commedia, poco conosciuta tra l’altro, ma ripresa con una grande e meravigliosa regia da Luca De Filippo.
Eduardo gioca con le vite misere, esseri umani che condannati dalla triste realtà assumono una maschera, imposta dalla società, definita dalle convezioni sociali e dall’ipocrisia, ma che aiuta a sopravvivere.
Una maschera che alla fine diventa il proprio Io, comoda per rifiutare l’ovvietà e la disperata quotidianità. Al di là del proprio posto nella società e nel raffrontarsi con essa, molte volte, spesso, sempre, è l’amore per un altro essere che induce gli essere umani a delirare, impazzire. L’amore che causa da sempre violenza, dolore, immotivata distruzione, da cui scaturisce un sottile desiderio di vendetta per colei o colui che ha provocato la sofferenza. Calogero Di Spelta, (interpretato da un valente Massimo De Matteo) dopo quattro anni di privazioni e deliri si ritrova a far parte di un giuoco messo in piedi dal mago Otto Marvuglia (Luca De Filippo). Il mago persuade Calogero facendogli credere che la realtà è un giuoco, tutto quello che vede o crede di vedere e sentire è un’illusione e che niente è vero, come diceva, appunto, Pirandello, portando anche gli altri personaggi della sua vita a credere a questa Grande Magia.
A chi gli chiedeva cosa aveva voluto dire con La Grande Magia, Eduardo rispondeva: «la vita è un gioco, e questo gioco ha bisogno di essere sorretto dall’illusione, la quale a sua volta deve essere alimentata dalla fede…. Ogni destino è legato ad altri destini in un gran gioco eterno del quale non ci è dato scorgere se non particolari irrilevanti» (Il Dramma, marzo 1950).
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