Ritorna sempre di moda Don Chisciotte, il romanzo scritto da De Cervantes 4 secoli or sono, in una rilettura in chiave pop tra Orson Welles, la tragicommedia beckettiana e il cabaret, per la regia e la drammaturgia di Emilio Russo.
Don Chisciotte (Alarico Salaroli) e Sancio (Marco Balbi) partono la notte del 21 luglio 1969, quando l’uomo ha messo il primo piede sulla luna. Per l’hidalgo sarà un viaggio alla ricerca di fanciulle da salvare e di torti da riparare, per il suo scudiero sarà la ricerca di un luogo in cui riposare, ma non è un viaggio “on the road”, bensì un percorso circolare dal nulla verso il nulla, un sentiero impolverato, in un paesaggio urbano che rievoca le periferie delle nostre città.
Niente di moderno contamina il pensiero e le azioni del “cavaliere dalla triste figura”, perché lui è un vero cavaliere. Chi avrebbe abbattuto giganti con una lancia di legno? Soccorso fanciulle da esseri infernali? Riparato offese e torti con tanto coraggio e, sopratutto, chi poteva farlo avendo per alleati solo un magro ronzino e uno scudiero rozzo? Don Chisciotte, ma è soprattutto Sancio il vero personaggio della commedia umana. Un personaggio meraviglioso, nonostante la sua volgarità e la sua goffaggine.
Cavaliere e scudiero insieme arrivano finalmente al Toboso, non più luogo incantato, dimora della bella Dulcinea, ma balera di periferia animata dai Musicisti del Toboso Helena Hellwig, Enrico Ballardini, Francesca Li Causi e Alessandro Nidi.
A detta del regista Emilio Russo «Don Chisciotte è sopratutto una grande storia d’amore, la più grande, perché la più pura, non contaminata da aspettative carnali, nemmeno dagli sguardi. Un amore verso chi non c’è e non ci sarà probabilmente mai. Un amore che Don Chisciotte sublima inventandosi un altro nome e un altro rango per la sua Aldonza, che probabilmente è il vero “oggetto” di questo amore, così grande, nato dalla sua stessa follia ,“In dodici anni che l’amo l’avrò vista si e no quattro volte e di queste quattro volte poi nemmeno una lei si è accorta che la guardavo…” dice candidamente il cavaliere. E infatti Dulcinea/Aldonza non compare mai nei 126 capitoli del romanzo, ma è presente in maniera ossessiva, nei pensieri di Don Chisciotte».
I dialoghi sono composti quasi tutti con le parole originali del romanzo, seppure in ordine differente. Alcuni sono scritti dal regista. Il tono è tra il comico e il tragicomico, con molte aperture poetiche e spunti di “coscienza civile”.Lo spettacolo è decisamente musicale con canzoni e musica che sottolineerà spesso la parola recitata.