Cheating è il suo nuovo singolo e sicuramente bisserà il successo di Love Me Again, la canzone che ha riempito le radio d’estate e che sta avendo un’insolita resurrezione ultimamente. John Newman ha solo 23 anni ma è un consumato showman che vuol far tutto da solo. Ce lo ha spiegato alla presentazione milanese del primo album Tribute, un disco pieno di brani vivaci con un’anima soul e un occhio alla modernità.
Come è nata la tua carriera?
«Sono sempre stato attratto dalla musica, Otis Redding, Prince o Michael Jackson sono nella mia spina dorsale. Ma non credevo fosse necessario essere frontman, volevo saper scrivere e me la vivevo da solo la mia passione.»
Poi hai deciso di studiare?
«Sì mi sono iscritto al college di Leeds perché volevo iniziare a cantare e ho fatto bene. Perché appena sono entrato lì dentro mi hanno detto: allora John ora sei nei musicisti professionisti. E la mia percezione della musica è cambiata in quel momento, volevo impegnarmi in qualcosa e ci ho messo tutto me stesso.»
Poi hai esordito con un altro artista.
«Sì, il mio primo singolo in Inghilterra è stato con Rudimental, una produzione dance. Non ho un ricordo bello della prima volta che uscì quella canzone, era un momento molto difficile per la mia salute. Ma il mio sodalizio con Rudimental può ricomporsi da un momento all’altro, visto che andiamo sempre a bere assieme, siamo amici.»
Cosa ti spinge a voler fare tutto da solo? Si sa che ti occupi anche nei video.
«Parte di me pensa a quello che è successo a una cantante che voleva far tutto e dopo il primo disco che è andato bene, si è sbarazzata dei manager e della label e ha fatto troppo da sola. Ed è andata male. Parte di me invece vuol essere coinvolto nel processo creativo perché non si può delegare ad altri. Per esempio per il mio primo video aveva un’immagine ben precisa e volevo che fosse così com’è. Per il secondo invece mi sono affidato al regista. Per il terzo singolo che sta per uscire in Inghilterra ora, sono tornato a mettere bocca perché avevo qualcosa da dire. E così è anche per le copertine.»
E i vestiti? Sei sempre molto elegante.
«Me li disegno io perché non ne posso più di andare in giro per negozi e non trovare mai niente da abbinare. E quindi faccio da solo. Ma non per fini commerciali, non voglio fare la fine di David Beckham. Almeno non voglio farlo adesso al mio primo disco.»
Farai cover nella tua data italiana (20 novembre Salumeria della Musica, Milano)
«No perché credo di avere un buon repertorio mio e ho abbastanza materiale da far ascoltare. Bisogna sempre stare attenti a omaggiare le proprie influenze. Ne ho fatte per molto tempo. Anche se continuo ad ammirare gli artisti soul come l’elettronica e l’hip hop, ascolto cose diverse. E al momento voglio davvero affermarmi per quello che sono io in prima persona. Non penso nemmeno ai duetti che oggi sono così in voga. Non voglio essere ricordato per quello che ha cantato con…»
Credi che la popolarità che stai avendo sia gestibile?
«Devo essere molto attento a non farmi travolgere perché non è quello il centro del mio mestiere. Io faccio musica e voglio che resti il mio focus. Poi se vi piace Miley Cyrus compratela, anzi la sua musica non è male. Ma è tanto buona come i media ci fanno credere che sia o è tutta una pompatura a dismisura?»