Indiscutibile, Raffaella Carrà è l’unica regina della televisione. Ci si avvicina a lei trepidanti, mentre è di una disarmante semplicità e umiltà, nonostante la sua rigida professionalità.
Domani uscirà Replay, dopo anni di attesa da parte dei fan e non, undici brani inediti pop dance, ed è la prima volta che debutta su un’etichetta indipendente. La versione digitale, uscita in questi giorni, è balzata subito al primo posto nelle classifiche italiane degli album dance, numero 5 in Spagna e numero 8 in Argentina. A fine novembre ci sarà la distribuzione del disco, anche negli altri Paesi. Prodotto dalla DIY Italia di Max Moroldo, con gli arrangiamenti di Gianni Bini, che ha prodotto sempre musica dance, e, il suo amico co-coach con lei in The Voice, Stefano Magnanensi, ne ha curato la produzione artistica, le foto del booklet sono di Roberto Chiovitti.
Un bel disco tutto da ballare, ma affronta anche temi attuali su cui riflettere, Raffaella ha voluto realizzare questo disco libera dal vincolo delle chart. «Sono perfettamente cosciente, dice Raffaella durante la conferenza stampa, che non era un’esigenza così impellente, avere in circolo un disco della Carrà, sono la prima a dirlo, però è nato in un modo così strano e fortunato».
Ritornerà a fare il coach in The Voice, e sarà superospite a Sanremo, in occasione dei Sessant’anni della televisione italiana, e non dimentichiamo che lei ha debuttato in televisione a 19 anni, come “spalla” di Lelio Luttazzi, pochi se la ricordano nei panni della valletta, e fu considerata la madrina del programma, Il paroliere questo sconosciuto, 1962.
Com’è nato questo album?
«Replay è stata la prima canzone che ho sentito di Charlie Rapino, un dj italiano che vive a Londra, e mi è piaciuta moltissimo, più che per cantarla per danzarla. Mi definisco da sempre una cantante da vedere, e solo dopo avermi visto può darsi ti piaccia risentire la canzone. Se mi vedi ti ricordi come mi muovo, un po’come per Tuca Tuca, sentita a freddo è meno interessante che vista. Dopo Replay comincio The Voice. L’anno scorso ho cantato alcuni pezzi più famosi della mia carriera, quindi mi sono chiesta, nella prossima edizione di The Voice cosa canto? Così ho deciso di fare un album dopo tredici anni.»
Com’è stato ritornare dopo anni in una sala d’incisione?
«La mia intenzione è di condividere, con chi ascolta questo album, la gioia, dimenticando tutti i casini che abbiamo, chi più chi meno, in un attimo di euforia e di poter lasciarsi andare. Non voglio fare l’insegnante o la Britney Spears del momento, amo che mi seguano molte persone e che si divertano con me. Non m’importa delle classifiche, è la prima volta nella mia vita che ho fatto un disco con entusiasmo e in totale libertà.
Non rinnego assolutamente il passato, ringrazierò sempre Gianni Boncompagni, Paolo Ormi, e Franco Bracardi che hanno scritto canzoni per me, e se Bob Sinclair prende A far l’amore comincia tu, lo fa diventare A far l’amore, ed è uno veramente up-to-date, vuol dire che quel pezzo ha una magia, che non è tramontata in quarant’anni. Ai miei tempi le case discografiche, quando facevi un album, volevano cose precise, invece, con Moroldo è fantastico, si fa quello che ti pare. Replay uguale libertà. Vivere questa avventura in modo leggero, nel senso bello della parola, ti diverti molto di più, non hai preoccupazioni di quando sei in carriera, che cominci a leggere Billboard, e come va in Olanda, o in Spagna… mamma mia, che inferno!»
Com’è avvenuta la scelta dei brani?
«Con la collaborazione di Stefano Magnanensi abbiamo selezionato i brani dell’album tra circa 80 pezzi. Sono stata fortunata perché ho incontrato Moroldo che mi ha portato da Gianni Bini, che ne ha curato gli arrangiamenti in maniera formidabile, con dei musicisti che magari non conosco neanche. Mentre sentivo i provini, mi meravigliavo di come cantavano benissimo le coriste di riferimento, e dicevo, ma questa ragazza canta benissimo, potrebbe farlo lei il disco! Devo andare io a studiare daccapo, imparare a memoria, io non ho mai voluto cantare, io volevo ballare…»
È balzata subito in vetta alle classifiche, la promozione la fa il suo nome…
«In Italia io sono la Carrà con un minimo di distanza, di critica, ma io sono un personaggio televisivo, principalmente, invece in Spagna, in altri Paesi, io sono la cantante. Non amo molto cantare, lo dico sul serio. In The Voice mi piaceva molto la figura del coach, cioè di non essere io la protagonista, bensì aiutare i ragazzi ad emergere. Spero veramente che qualcuno che sia mio, di Piero, di Noemi, o di Riccardo, un giorno, senza tutte queste spinte esterne, possa arrivare al successo, quello vero, lo spero di cuore, perché sono ragazzi formidabili.»
Non ama cantare?
«Non troppo, cantare per me è un complemento della mia comunicazione. Oggi mi muovo, non faccio più tutte le acrobazie che facevo prima, ma la danza è un rapporto fisico con le persone e ti fa comunicare, ma manca qualcosa, che è la voce, si chiama showgirl perché canta, danza e comunica, ecco perché fare la cantante pura non è da me.
Cantare mi piace se c’è un pezzo che mi permette di muovermi, infatti, davanti a un microfono non sto mai ferma.»
Mi parli dell’incontro con Gianna Nannini, che ha scritto per lei Cha Cha Ciao…
Ho avuto la ciliegina sulla torta, quando è venuta a cantare a The voice, durante la pubblicità, lei usciva dallo studio e io entravo e mi ha chiesto se dovessi pubblicare un album. Le ho risposto”forse”. Veramente, in quel momento, non avevo ancora deciso, mancavano i pezzi, spesso canto nei programmi, ma ero fuori dal mondo di dire canto, promuovo, faccio concerti, io tutto quello l’ho già vissuto, con delle sorprese straordinarie in molte parti del mondo, ma basta, vita passata, io ho un’età. Dopo lei mi fa, e io ti scrivo un pezzo fortissimo. Durante l’incontro con Moroldo, gli dico che la Nannini mi aveva fatto questa promessa, ma l’avrà dimenticata, invece, non solo l’ha scritta, parole e musica, ma anche prodotta. È venuta a vedermi cantare a Viareggio, io morivo, perché una cosa è cantare con il tuo maestro, che può essere esigente al massimo, ma è diverso cantare con un’artista come la Nannini, invece, ci siamo divertite tanto, tutte e due, da morire. Non finirò mai di dirle grazie, perché ha dato lustro a questo album, in maniera totalmente naturale, generosa certo, perché è partito da lei, non le ho chiesto nulla, me ne vergognerei, a parte, non sapevo manco che l’avrei fatto, ma invece ha mantenuto la promessa, come una vera donna e una vera star sa fare.»
Per la prima volta lei si è cimentata nella scrittura, con una canzone attualissima, Toy Boy…
«Ascoltavo un pezzo che parlava d’amore normale, ma la musica non mi piaceva molto, allora, in gergo, si dice nel capoverso, mi è venuto in mente di dire, Toy boy mi piaci, mi piaci, e Stefano sentendomi canticchiare, mi ha spinto a scrivere un testo. Ho bisogno di essere sostenuta, non mi sento un’autrice di testi, e così ho cominciato a scriverla. Ogni tanto questa mia insicurezza ha bisogno della spinta di qualcuno. Ho provato, poi se veniva male, poteva scriverla benissimo qualcun altro. Mi sono ispirata al gossip e a quelle artiste famose che hanno il toy boy, quindi non è dedicata alle donne normali, ma non sapevo come metterla, se lei amava il toy boy o se lui amava la vecchiarda, perché di trent’anni più giovane, allora gira e gira, avanti e indré, non volevo offendere nessuno, per carità, e non avendo avuto un’esperienza diretta, con i toy boy non ho avuto mai a che fare, questo è il mio problema, allora, mi sono detta, facciamo una cosa più gentile, che lei ha litigato con il suo compagno di sempre, il marito e si rifà con un giovane, che non sono niente da buttare, e, quindi dico a lei, fallo, attenta però, che puoi soffrire molto, puoi stare molto male, tutto quello che lui ti dà di emozioni fisiche, di sesso, le puoi pagare tantissimo, però, alla fine le dico, ma sì mordi la vita e fa quello che ti pare. Anche se poi credo che ci sono donne che amano vive questo genere di storie.»
Parliamo del suo ritorno a The Voice…
«È un programma che mi ha estremamente commosso. Erano quattro anni che io non tornavo in televisione, perché non ero convinta di nulla, e pensavo, se mi dovessero chiedere di fare The Voice, con tre compagni giusti, io lo faccio. Sono tornata in Italia e, dopo cinque giorni, giuro che è la verità, mi hanno chiesto di fare The Voice. L’unica cosa che non avevo visto del programma e che devi mandare a casa uno dei due partecipanti, in quel momento sono stata veramente sono stata malissimo.»
Il prossimo anno la tv compierà sessant’anni, e si vocifera la sua partecipazione come superospite al Festival di Sanremo…
«Anche l’anno scorso Fabio ebbe la fantastica idea di invitarmi, proponendomi di partecipare con due canzoni nuove. Quest’anno è tornato alla carica, dicendo: “guarda è la festa della televisione e tu dovresti venire, fai un intervento breve come ospite”. Gli ho detto quasi di si, a Fabio glielo devo, nel senso che mi fido di lui, mi fido di Luciana e mi fido soprattutto di Claudio Fasulo, che non solo è un autore, ma è anche capostruttura. Sono felice quando sono accorpata da poche persone, ma che mi sostengono psicologicamente. Quando lavoro non ho di tutti questi problemi di paura, di incazzarsi per dei dettagli, ma prima di accettare un lavoro ho mille dubbi, qualcuno mi chiama la signora del No. Comunque, sarà un piccolo intervento che durerà 8/10 minuti, da costruire per bene, dove presenterò una canzone dell’album, e poi si parlerà anche di televisione, in maniera molto scherzosa, ironica perché io odio tutti quelli che sono i monumenti se non sono fatti dai nostri grandi artisti dell’epoca.
Il Grande boom, una spinta all’Italia. Com’è nata questa canzone?
«È un testo di Peppi Nocera, in cui ho collaborato sto per cambiare il finale, l’ho voluto mettere tutto proiettato al futuro, in positivo, perché come dice il brano, in qualche modo, dobbiamo reagire per fare in modo che l’Italia esca da questo stallo in cui sta, e che riprenda il suo volo. Possiamo poco noi cittadini, ma tutto sommato se continuiamo a dirlo, proviamo a fare qualcosa, ma soprattutto a non stare fermi. La vedo come la vediamo tutti, la canzone l’ho cantata a luglio, e da luglio a novembre non è successo niente.»
Ci sarà mai, o le piacerebbe fare, un concerto spettacolo, com’ è successo per Celentano e Morandi all’Arena di Verona?
«Uhm… (sbuffa). In teoria mi piacerebbe, fate finta che l’ho fatto. Ho già inciso un album, che me l’hanno chiesto in tanti, vabbè ci penso… ma volete capire che io volevo andare in pensione. Io decido al momento, anche per un eventuale programma tutto mio, per ora il 5 dicembre partirò per le Filippine.»