Chi non ha mai ascoltato, anche una volta, canzoni come Torero, O’ sarracino e Pigliate na pastiglia? Se ponessimo questa domanda, anche nelle scuole elementari, probabilmente nessuno alzerebbe la mano. Tutti, almeno una volta, questi pezzi, li abbiamo ascoltati! Eppure parliamo di successi storici del grande Renato Carosone che risalgono agli anni 50. Più di mezzo secolo fa. E se in mezzo secolo, siamo passati dalla carrozza al fuoristrada, dalle lettere alle e-mail, dalle dichiarazioni d’amore agli status di Facebook, per quanto riguarda la sua buona musica, non è cambiato nulla. Anzi. I brani interpretati dal compositore napoletano, ancora oggi, a 10 anni dalla sua morte e a quasi 50 anni dal suo ritiro dalle scene, riempiono ancora le scalette delle radio, vengono usati per ballare in discoteca, le troviamo addirittura come suonerie dei moderni cellulari. Ma soprattutto, Renato Carosone, con la sua musica, riesce ancora a riempire i teatri. “Carosone, l’americano di Napoli” è, infatti, il musical verace ma internazionale, retrò ma moderno, che il giornalista Federico Vacalebre – biografo ufficiale del cantapianista -ha scritto sulla vita dell’artista “innovatore”. Protagonista del Musical, in scena in numerosissimi teatri Italiani, ma in programma anche all’estero, è il cantante napoletano Sal Da Vinci. È lui a vestire i panni di Renato Carosone. Proprio lui che, a differenza di Carosone, in America ci è nato davvero (Sal Da Vinci è nato a New York, ndr). Tra Maruzzella, Torero e numerosi altri brani – tra cui un emozionante duetto con il compianto Fred Buscaglione, (interpretato in scena da ForlenzoMassarone), la calda voce di Sal Da Vinci e l’orchestra dal vivo sul palco, rendono magico lo spettacolo. Quasi spirituale! Come se lo spettatore –quasi attraverso un mega sogno – vivesse la magia di rivedere realmente Carosone in quel mondo puro della musica di allora, e si svegliasse solo alla chiusura del sipario con l’ultimo applauso. Incontriamo Sal Da Vinci che ci racconta l’esperienza di questa interpretazione:
Quali sono le emozioni che vivi nell’interpretare un mito musicale come Renato Carosone?
«Gestire l’emozione di questo ruolo non è proprio facile. Naturalmente sono molto lontano dalle imitazioni. E, onestamente, non potrei nemmeno permettermi di copiarlo, perché Renato Carosone è un artista inimitabile. Cerco di immergermi nel suo spirito, nel suo modo giocoso di raccontare il quotidiano. Mi limito ad interpretare solo quello che lui ci ha regalato. La sua ironia, la sua leggerezza.»
Quando ti è stato proposto il progetto, hai avuto titubanze per il ruolo?
«Inizialmente, ammetto di aver avuto un po’ paura. Artisti di questo calibro, vanno trattati con assoluta delicatezza. Il suo successo in Italia è stato eclatante, ma Carosone è conosciuto in tutto il mondo. In questo caso, devi stare attento perché ti confronti con un pubblico che lo ama. Quando mi è stato proposto all’inizio, ho avuto un po’ di titubanza proprio per questi motivi. Oggi invece l’inquadratura che ho del ruolo è completamente diversa. Dal palco, si avverte l’amore che il pubblico ha per Carosone e, naturalmente, mi tuffo in quest’onda. Mi faccio prendere in modo particolare. Sento che lui mi accompagni. La sua onda sonora mi porta a raccontare la sua arte. Mi faccio aiutare da lui. All’inizio non è stato proprio facile dire di si. Anche se ho sempre amato Carosone in modo viscerale!»
Sei cresciuto con le sue canzoni?
«L’ho conosciuto nell’età dell’adolescenza e mi ha aperto un mondo. Attraverso di lui, ho visto, davanti ai miei occhi, un panoramamusicale completamente diverso. E quello che consiglio a tanti giovani musicisti – che iniziano oggi il proprio viaggio con la musica – è di guardarsi intorno e fare qualche volta anche un tuffo nel passato. Ispirarsi agli artisti che hanno fatto la storia della musica in Italia. Vedere chi ha rappresentato il nostro paese. Chi è stato l’innovatore di epoche. E credo che Carosone, insieme a Domenico Modugno e a Fred Buscaglione, abbiano dato una svolta a quella che era la melassa della canzonetta all’italiana che ondeggiava in quegli anni.Poi sono arrivati gli anni 60 ed in quel periodo l’Italia ha cantato molto. successivamente è stata l’era dei cantautori. Ma per arrivare ad un ciclo di innovazione di stili, abbiamo dovuto aspettare Pino Daniele e Bennato.»
Poco fa hai detto che Carosone è amato anche dagli stranieri. Sono previste tappe all’estero. Come pensi di confrontarti con un pubblico internazionale?
«Non so in terra straniera cosa farò. Ma porterò quello che porto adesso in Italia. Di sicuro, per le tappe all’estero, apporteremo qualche novità per essere sempre innovativi ed al passo con la loro attualità. Ma in effetti, Carosone è già cosi moderno. Era già così avanti negli anni 50 che risulta, ancora oggi, contemporaneo. Porterò il suo retrò modernista. Con la musica di Carosone è come se facessi un tuffo nel passato e ti asciugassi nella modernità. Ha una sua eleganza, non stanca mai. E questa leggerezza, è già sinonimo di internazionalità.»
Contrattualmente, hai chiesto di restare libero nella settimana del Festival di Sanremo. Ci puoi anticipare qualcosa dei tuoi progetti?
«Nella prossima primavera uscirà il mio album e si chiamerà “Se amore è”, che avrà un world Tour. Partirà il 4 e 5 gennaio 2014 ad Tropicana di Atlantic City. Poi farò una tappa a Parigi l’8 marzo, al teatro Alhambra dedicando il concerto a tutte le donne del mondo. In Italia partirò dal Teatro Eliseo di Roma dall’11 al 16 marzo e poi arriverò a Napoli dal 27 marzo al Teatro Augusteo.»
Sei pronto, quindi, per un grande nuovo tour. “È così che gira il mondo” si è concluso con grandi soddisfazioni. Carosone – Il Musical , sta registrando il tutto esaurito. Sei la prova che il pubblico ti ama indipendentemente dai ruoli che interpreti.
«Sono felice che la gente abbia un’ammirazione forte nei miei confronti. Tanti ragazzi che ascoltano la mia musica, la portano con sé ed hanno un attaccamento al mio linguaggio. Spesso mi capita che durante le repliche di Carosone, a fine spettacolo, qualcuno mi chieda, vedendomi seduto al pianoforte, di cantare qualche pezzo mio. Questo mi riempie di gioia e mi dispiace anche dire di no. Ma, interpretando il viaggio “Carosoniano”, credo sia giusto rispettare il progetto. La mia musica non c’entra nulla con questo “peso” musicale importante. Nel Musical è giusto che io canti soltanto Carosone. Maruzzella, o ‘Sarracino, Tu vuo’ fa l’americano e tanti brani che ha scritto, fanno parte dell’immagine rappresentativa dell’italiano. Ma sono contento che la gente mi riconosca questa vicinanza artistica. Per quanto riguarda la mia musica, sto registrando l’album di inediti a Bologna, con Celso Valli. E mi sto avvalendo della collaborazione di Luca Sala, un bravissimo artista di Milano. Un ragazzo giovane ma artisticamente valido. Per citare un suo lavoro, ha composto il brano vincitore di Sanremo, “Non è l’inferno” scritto da Francesco Silvestre. Lo trovo molto capace e sarà la mia scoperta.»