Arriva finalmente al Bellini di Napoli, a due anni dal suo debutto bresciano, Servo di Scena di Ronald Harwood, nella bella versione di Masolino D’Amico (repliche fino a dom. 24 Novembre).
Si tratta di una classica commedia british (fu scritta nel ’50) che ha come protagonista un capocomico e la sua scalcagnata compagnia, alle prese con la prima nientemeno che di Re Lear di Shakespeare. Sullo sfondo, una Londra bombardata dalla Luftwaffe. Come se non bastasse, il Capocomico Sir, giunto alla fine della sua carriera, sente le forze (e la memoria) abbandonarlo, al punto di mettere a rischio l’andata in scena. A dargli coraggio e carica, il suo umile e fedele servo di scena che – da bravo inglese – non concepisce il forfait: il pubblico ha pagato il biglietto, quindi ha diritto ad assistere alla rappresentazione, a costo di morire sotto le bombe. Il testo è un’apologia del Teatro e della Cultura in generale, che resiste alla barbarie in virtù della sua natura libera e necessaria allo spirito umano. E questo spiega l’urgenza di rappresentare un testo del genere oggi, in Italia. Ma è anche un affettuoso omaggio ad un Teatro d’altri tempi, capocomicale (tanto diverso dal teatro italiano di regia del Novecento), in cui lo stesso autore aveva militato da giovane, insieme ad un altro gigante della drammaturgia anglosassone, Harold Pinter, proprio in veste di servo di scena. Termine, questo, improprio che traduce l’inglese “dresser”: colui che veste, serve il tè, si prende cura unicamente del capocomico (figura che in Italia non è mai esistita proprio per i suddetti motivi).
A produrre lo spettacolo è lo Stabile di Brescia, guidato da Franco Branciaroli – regista e interprete – e dalla Compagnia degli Incamminati, fondata dallo stesso Branciaroli e dal compianto Emanuele Banterle. Una compagnia che negli ultimi anni ci ha abituati a spettacoli di gran qualità e di altrettanto grande – e meritato – successo. Una regia, questa, che restituisce tutta la poesia e la profondità del teatro inglese di conversazione, senza rinunciare agli inevitabili effetti comici – a volte esilaranti – delle sue situazioni paradossali. Regia ottima anche nel saper sfruttare attentamente tutti gli spazi delle belle quanto funzionali scene di Margherita Palli (che firma puntualmente anche i costumi) e tutti gli effetti e le atmosfere da finale di partita delle luci di Gigi Saccomandi. Quanto all’interpretazione, Branciaroli è perfetto nel dare al ruolo del Capocomico la giusta verve, mista a una buona dose di (auto)ironia. Quanto al personaggio che dà il titolo alla pièce, il magnifico Tommaso Cardarelli – se si eccettuano i toni un po’ sopra le righe del finale – sa donare al suo Servo una bella caratterizzazione ironica, briosa, struggente. Bravissimi anche gli altri interpreti: Lisa Galantini nel ruolo della giovane primadonna e compagna del Capocomico, Milady; Melania Giglio in quello del direttore di scena, Madge; Valentina Violo, Daniele Griggio, Giorgio Lanza in quelli degli altri attori della compagnia, tutti appropriatamente definiti e caratterizzati.
Uno spettacolo che, con leggerezza ed ironia, si imprime nel cuore e nella mente dello spettatore e che fa riflettere sulla funzione e l’importanza del teatro e di chi lo fa, in ogni luogo, in ogni tempo.
Da non perdere.