Nello spettacolo “Il Don Giovanni” vi è l’essenza della società corrotta ed assetata di peccato. Una società repressa, malata e perversa che si cela dietro l’ipocrisia e il perbenismo. Una società che spesso si arrende o che si aggrappa con disperazione ad una fede ormai morta. E poi c’è Timi, il Don Giovanni irriverente che è al di sopra di questi meccanismi subdoli, un uomo senza le catene della morale che sa di dover morire e che quindi non si sottrae dall’essere se stesso.
Tre donne diverse, tre storie diverse, tre modi di esprimere l’amore e pulsioni sessuali diversi. Il Don Giovanni è il filo conduttore di queste tre storie ed è colui che mette a nudo le tre donne. C’è donna Elvira che cerca di salvare l’amato ad ogni costo senza rendersi conto che lui, Don Giovanni, non vuole salvarsi. C’è donna Anna, vittima che si trasforma in carnefice quando viene privata del suo, di carnefice. Infine c’è Zerlina, una ragazza semplice che nonostante tutto riesce a mantenere intatte la sua ingenuità e la sua purezza. C’è tanto altro nello spettacolo, tanto che non basta guardarlo una sola volta per poter comprendere tutti i livelli e tutte le sfumature di ogni singola parola o gesto; per fortuna è qualcosa che si fa guardare e riguardare con estremo piacere.
Accanto a Timi, che firma la regia e le scene coloratissime dello spettacolo, arricchito dagli straordinari ‘scultorei’ costumi di Fabio Zambernardi (realizzati in collaborazione con Lawrence Steele) e dalle luci di forte spettacolarità, disegnate da Gigi Saccomandi, un cast molto affiatato composto da Umberto Petranca, Alexandre Styker, Marina Rocco, Elena Lietti, Lucia Mascino, Roberto Laureri, Matteo De Blasio, Fulvio Accogli.
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