La trasposizione teatrale de “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere”, il Best Seller dello psicologo americano John Gray – che ha venduto oltre 50 milioni di copie ed è stato tradotto in quaranta lingue – giunge al Teatro Acacia di Napoli. Il compito di analizzare i diversi comportamenti tra Uomini e Donne, dopo anni di interpretazioni teatrali all’estero, in Italia viene affidata a Paolo Migone, attore e cabarettista toscano, reduce da anni di successi a Zelig. Migone in un simpatico monologo, ci spiegherà i meccanismi psicologici e chimici che differenziano l’uomo dalla donna.
Ambientato in un’aula universitaria appositamente ricreata sul palco, con tanto di lavagna luminosa e cattedra, il Professor Migone, inizia l’analisi del mondo femminile e maschile ripercorrendo le varie fasi di un rapporto a due.
Dal primo appuntamento dove ogni cosa è perfetta, (persino il parcheggio che ha trovato lui) fino all’andare a vivere assieme dove, purtroppo, spesso si passa dal rapporto amoroso di coppia a quello confidenziale ed “educativo” di madre-figlio. Con l’uomo che si ritrova a sentir pronunciare, dalla sua compagna, le frasi che gli pronunciava sua madre da piccolo. Dalle grinfie materne, quindi, l’uomo passa in quelle del partner.
Migone schematizza le differenze fra i due sessi spiegandole tutte attraverso aneddoti divertenti. L’uomo predilige la competenza, il voler primeggiare sugli altri, alla donna invece interessano le relazioni personali. L’uomo è concreto, la donna parla sempre. L’uomo è sequenziale la donna polifunzionale, l’uomo risolve i problemi da solo, la donna ne vuole costantemente parlare. L’uomo è razionale, sceglie i vestiti a caso. La donna è emozionale: starebbe anche due ore a cambiarsi pur di scegliere un abito adatto al suo umore del momento.
Le donne sono più insicure e chiedono continue conferme in amore. L’uomo, invece, crede basti aver detto “Ti amo” due anni fa, ed essere ancora oggi in coppia, per dimostrare che ama.
Inevitabili luoghi comuni trattati in modo ironico e divertente. Del resto Migone, già a Zalig ci aveva abituati a questo tipo di riflessioni sulla vita a due. E questa “palestra” gli è servita a reggere un intero spettacolo da solo (pochi e fugaci gli ingressi in scena del bidello per appoggiare scene a due, ndr). Migone infatti, ha retto la scena, anche grazie ai movimenti del corpo e alla mimica facciale, oltre ad aver inserito una vena comica con battute personali, probabilmente, non contenute nel testo scritto da John Grey, dal contenuto quasi puramente psicologico.
E se durante lo spettacolo, il pubblico si diverte, le donne, quasi compiaciute, vociferano “Sono io”, e le coppie si sgomitano, quasi “riconoscendosi” in quelle scene di vita narrate sul palco, vuol dire che Migone, con un sorriso è riuscito nell’esperimento di farci sdrammatizzare quei piccoli problemi che spesso attanagliano le coppie.