regia
Maurizio Scaparro
Con Ernesto Lama, Roberto Bani, Angela De Matteo, Mario Zinno, Ivano Schiavi, Gaia Bassi, Antonio Speranza, Martina Giordano, Maurizio Vongola,
l’orchestra
CIRO CASCINO, pianoforte
LUIGI SIGILLO, contrabbasso
DONATO SENSINI, fiati
ANIELLO PALOMBA,chitarra
MARIO ZINNO, batteria
elaborazione musicale PASQUALE SCIALÒ
testi a cura di GIULIANO LONGONE VIVIANI
scene e costumi LORENZO CUTULI
movimenticoreografici MASSIMO RANIERIe FRANCO MISERIA
disegnoluci MAURIZIO FABRETTI
aiutoregia Roberto Bani
assistenteregia Vincenzo Albano
assistentescenografo Andrea De Micheli
assistentecostumi Veronica Pattuelli
assistenteelaborazionemusiche CiroCascino
capomacchinista Karl Wittke
macchinista Giacomo De Gregorio
elettricista FranoSabatino
sarta StefaniaVirguti
amministrazione Francesca Russo – GiulianoD’Alterio
comunicazione Paola Manetta
responsabile di compagnia Carmine Iula
organizzazione Melina Balsamo
Dal 18 dicembredebutta al TeatroDiana , per tuttoilperiododellefestivitànatalizie, “VarietàViviani” chevede come protagonist unostraordinarioMASSIMO RANIERI, con la preziosaregia di Maurizio Scaparro. Lo spettaocloriproponeuna galleria di ritratti ‘napoletani’ portati in musica dal grandeRaffaeleVivianiattraversotutte le sue opere: gliscugnizzi, gliambulanti, la poveragenteiveriprotagonisti. Lo spettacololo scorso anno ha ottenutounostraordinariosuccesso a Roma al Teatro Argentina e al Piccolo Teatro di Milano. Ad accompagnare Massimo Ranieriilbravissimo Ernesto Lama e un’orchestra dal vivo.
Nel 1929 sul piroscafo Duilio, Massimo Ranieri/Raffaele Viviani attraversa l’oceano da Napoli a Buenos Aires con la sua compagnia di attori e musicisti. Nella lunga traversata mette in prova lo spettacolo destinato a cercar fortuna nell’orizzonte di promesse e speranze del nuovo mondo, ma il vero debutto avverrà col pubblico degli emigranti imbarcati sulla nave per festeggiare la notte del passaggio dell’Equatore.
Massimo Ranieri e Maurizio Scaparro ricompongono la galleria di ritratti in musica che Viviani ha disseminato nelle sue opere, riunendo nelle sale di terza classe del Duilio il popolo vitale e dolente degli scugnizzi, degli ambulanti, delle prostitute e della povera gente per farne i protagonisti e gli spettatori del varietà popolare che va in scena.
Nella sala del piroscafo affacciata sul blu dell’oceano, scorrono le melodie più note di Viviani; Ranieri ed il nutrito cast di attori cantano in acustica, accompagnati dal vivo dall’orchestra.
Il piroscafo ricreato per la scena e i costumi portano la firma di Lorenzo Cutùli, le elaborazioni musicali sono di Pasquale Scialò, i movimenti coreografici di Franco Miseria e Massimo Ranieri, e i testi sono stati curati direttamente dal nipote di Raffaele Viviani, Giuliano Longone Viviani.
Poesie, parole e musiche del Teatro di Raffaele Viviani, messo in prova nel 1929 sul piroscafo Duilio in viaggio da Napoli a Buenos Aires.
«È passato oltre un secolo dalla nascita del Varietà come genere e, nella più assoluta imprevedibilità, quasi all’insaputa sua e nostra, è diventato nel volgere degli anni, passando anche accanto alle grandi Avanguardie del Novecento europeo (Futurismo compreso), un fenomeno culturale autonomo per originalità di idee, stimolanti confronti e provocazioni, commistioni di linguaggi (segnatamente di prosa e musica) che hanno talvolta cambiato la fisionomia del teatro in Europa. Se potessimo accanto a ricordi, nostalgie, rimpianti inevitabili nei confronti del “varietà”, cogliere anche quei fermenti, quelle sorprese, quelle vitalità di una storia ancora incompiuta, il risultato del nostro lavoro di palcoscenico, delle nostre “prove”, potrebbe essere certo utile, forse anche felice, perché consentirebbe alcune riflessioni parallele al “divertimento”.
Esiste in alcuni di noi la memoria storica o il lontano ricordo di un mondo frequentato mentre già stava cambiando. Questa preziosa memoria è stata il nostro filtro, ma anche e soprattutto lo stimolo per lavorare con emozione, Massimo Ranieri ed io, a uno spettacolo che potesse avere come grande testimone di questo mondo così ricco Raffaele Viviani e il suo teatro, le sue parole e il suo canto scenico, privilegiando così quella parte che nasceva o si sviluppava in quel vitalissimo giacimento culturale e musicale che, per il Varietà, erano la Napoli dei quartieri e quella parallela, urbana, aperta alla influenza e alle commistioni con il Varietà europeo (e soprattutto con la Francia).
Come osservava Vasco Pratolini «Viviani non sta alla finestra, ma sulla strada da dove nasce… e il popolo napoletano da pretesto diventa soggetto di poesia e, rappresentandosi, si rivela a se stesso, grida le proprie ragioni, si giudica e si conforta».
C’era in quegli anni (come c’è oggi) un forte desiderio di cambiamento, di mettere in discussione con ironia, con lo scherzo, con la sorpresa, con il distacco anche malinconico, talvolta con la satira, lo stesso fare teatro. E del resto, gli studi che si sono fatti e che si vanno facendo in Italia e in Europa sulla musica “pop”, trovano una felice testimonianza in Viviani e questo spettacolo ne è anche un voluto riconoscimento, che non casualmente parte dalla nostra presenza al Maggio Musicale Fiorentino.
In questo Viviani Varietà abbiamo pensato al viaggio che nel 1929 Viviani e la sua compagnia avevano fatto sul piroscafo Duilio da Napoli a Buenos Aires per una lunga tournée nel Sud America e abbiamo voluto immaginare le prove dello spettacolo realmente destinato agli emigranti italiani che con loro attraversavano l’oceano per un avvenire incerto da costruire, confortati in questo anche da inedite testimonianze scritte, proprio durante quel viaggio, dallo stesso Viviani.
Così, durante le prove, ci è parso qualche volta di rivedere la grande forza e il disperato ottimismo di chi come Viviani in quegli anni non si arrendeva alla crisi economica, né allo schermo che calava sulle teste dei “comici” troncando lo spettacolo dal vivo.
Per questo mi auguro che il nostro Viviani Varietà, accanto al “divertimento”, possa emblematicamente riallacciarsi agli interrogativi che oggi una parte del teatro si va ponendo sul rapporto con le tecnologie più avanzate e con gli altri mezzi di comunicazione artistici e tecnici, ma anche all’urgente necessità per tutti noi di «non stare alla finestra, ma sulla strada», per il futuro del nostro mestiere».
Maurizio Scaparro