Si intitola “Quattro” il terzo Ep di 6occia, rapper metropolitano, di classiche vedute e di suoni nuovi, moderne intenzioni. Un piglio industriale che ricerca dentro le metriche (o dentro quel cosiddetto flow) la personalità che spesso manca altrove in luogo di una più comoda omologazione di stile. Quanto la lirica incontra un messaggio importante, quotidiano, semplice nella sua capacità di essere condivisibile da tutti. La discriminazione e la lotta per una identità sembrano il pane quotidiano di questo lavoro che sottolineiamo con interesse.
Ci piace questo moniker. Una goccia che in qualche modo, nel suo piccolissimo, erode, disturba, altera un equilibrio. Ci dai anche la tua chiave di lettura?
«Il mio nome deriva dalla costanza con cui affronto le cose, in questo caso la musica, perché credo che col duro lavoro si possa fare tutto, al pari di una goccia che erode la roccia».
Non so se è una mia impressione ma faccio sempre caso ai colori che si usano. E in questo caso, non so perché ma penso al rosso come a qualcosa di particolare. Sbaglio?
«Il rosso non è stato scelto a caso: in primis è un colore che rimanda alla passione, che io ci metto sempre nel fare musica. Inoltre è un colore molto vicino al rosa, con cui ho un legame particolare».
Parlaci del suono. Metropolitano, sub per alcuni versi… come lo hai scelto e cosa senti di aver raggiunto?
«È venuto fuori tutto naturalmente da varie influenze nel mondo rap e rnb, sento di aver quasi raggiunto un mio stile unico, sia a livello di scrittura e personaggio che di suono».
Nella tua giovane carriera con questa nuova release sembra quasi che tu abbia trasformato la denuncia in un rapo quasi melodico, quasi dolce, quasi più saggio. Anche questa è una mia impressione. Che ne pensi?
«Nonostante io mi approcci sulle basi in modo spesso violento sento di scrivere in modo dolce, mi piace evidenziare i dettagli delle cose».
L’accettazione. Sessuale come di qualunque altro tipo e natura. Perché siamo così lontani dal diverso ogni giorno secondo te?
«Perché è più facile rimanere nella propria zona di confort e non cambiare le idee, abituarsi a una cosa e lasciarla così per sempre. Il dialogo è importante per avvicinarsi al diverso, quindi credo che parlare di quello che parlo io in qualche modo serva a questo».