Domani a Palazzo Zevallos si terrà una giornata internazionale di studi sulle relazioni artistiche tra Napoli e la Spagna nel Cinquecento organizzata da Letizia Gaeta nell’ambito di un progetto scientifico nazionale sulla scultura. La presenza di tre studiosi delle università iberiche è l’occasione per un confronto ravvicinato tra diverse posizioni storiografiche in merito ad uno degli argomenti più affascinanti e dibattuti negli studi, ossia l’attività di quei maestri spagnoli ricordati dalle fonti quali autori dell’altare raffigurante l’Adorazione dei Magi nella Cappella Caracciolo di Vico nella chiesa di San Giovanni a Carbonara e del Sepolcro del giovane Andrea Bonifacio ai Santi Severino e Sossio. Intorno a queste opere nel corso del Novecento si è acceso un dibattito storiografico diventato fertile terreno per ricerche archivistiche e analisi filologiche che chiarissero più da presso il ruolo degli artisti forestieri in viaggio d’aggiornamento in Italia al cospetto della ‘maniera moderna’ di Michelangelo e Raffaello.
Accanto ai temi più caldi della critica storico-artistica, emergono anche tematiche rimaste in ombra, come la messa a fuoco della fisionomia iberica di un altro artista che realizzò a metà Cinquecento alcuni pannelli istoriati della sagrestia della chiesa dell’Annunziata.
Un confronto a frontiere aperte che riproponga una complessa coralità della produzione figurativa al tempo dei vicerè.